Diciotto mesi probabilmente non sono sufficienti a tirare le somme. Ma non sono nemmeno così pochi. Nel breve viaggio compiuto finora, RADAR ha raggiunto buona parte delle tappe cerchiate sulla mappa infilata nello zaino nel settembre del 2020. Durante il tragitto abbiamo avuto il privilegio di godere, insieme a voi, della vista di panorami mozzafiato, ma anche di rifiuti abbandonati lungo il sentiero. Abbiamo percorso ferrate ardite e mulattiere invase dai turisti. L’esperienza ha aiutato i membri della cordata a diventare una squadra. Una trasformazione non scontata per escursionisti troppo spesso abituati a camminare da soli. Alcune cose sarebbero potute andare meglio, altre peggio. Quello che non è mai mancato è l’entusiasmo e la volontà di continuare ad alimentare – in alcuni momenti al prezzo di grandi sacrifici – la nostra visione di giornalismo ambientale e naturalistico, curata e inclusiva, gratificante da leggere e bella da vedere. Speriamo che i nostri sforzi vi abbiano fatto evadere almeno un po’ dal bombardamento quotidiano dei social e dell’informazione mordi-e-fuggi.
L’entusiasmo e la buona volontà ci hanno portato fino a qui, dove ci troviamo oggi. Ma la mappa è ormai sgualcita, strappata nelle pieghe, ormai illeggibile nei quadranti più consumati. Negli ultimi mesi, da quando siamo stati ammessi al Google News Initiative Startup Lab – come unico media italiano – abbiamo iniziato a guardarci intorno, alla ricerca di una nuova sfida. L’abbiamo trovata, e venerdì inaugureremo il nuovo corso di RADAR.
Le novità non si limitano al rifacimento del sito (che trovate online già da oggi), con una grafica più pulita e più funzionale per trovare subito gli articoli che vi interessano, ma soprattutto con una struttura eclettica, che ci permetterà di ospitare, per esempio, webdoc e infografiche. Le innovazioni riguardano, infatti, l’intera architettura del progetto, per assicurare la sostenibilità economica del magazine e dunque la sua sopravvivenza per un tempo che, speriamo, sia il più lungo possibile.
L’anima di RADAR non verrà stravolta: approfondimenti, inchieste e servizi fotografici erano, sono e rimarranno la nostra missione e passione. Ma anzi, ne uscirà arricchita grazie a una nuova newsletter di contenuti inediti (ma questo ve lo raccontiamo più avanti) e al contributo di alcuni amici-colleghi a cui abbiamo affidato nuove rubriche. Ciascuna delle quali con un taglio particolare.
Stefano Bertacchi, Francesca Buoninconti e Marco Boscolo faranno compagnia alla confermatissima Erica Villa che continuerà a esplorare le insospettabili contaminazioni tra la scienza e l’arte. Bertacchi darà fondo alla sua passione per la filatelia, nel tentativo di dimostrare anche ai più scettici quante storie si possono raccontare attraverso oggetti apparentemente desueti come i francobolli. Anche la rubrica di Buoninconti rientra, per certi versi, nel collezionismo. Invece che affrancature, Francesca raccoglierà per i lettori esperienze virtuose di conservazione faunistica, per dimostrare che l’umanità può ancora riuscire a scongiurare la sesta estinzione di massa. Ultimo, ma non per importanza, Boscolo spazierà tra romanzi fantascientifici e serie televisive distopiche nel tentativo di decifrare il futuro che ci aspetta nella realtà.
Già, perché il futuro rimane la vera incognita del presente, sia di RADAR che di un pianeta che si riscalda sempre più rapidamente, come ribadisce il rapporto pubblicato ieri dall’IPCC: la rapidità e la portata degli impatti climatici stanno accelerando e superando, di gran lunga, le misure messe in campo finora per contrastarle.
Ecco perché ci sembrava giusto iniziare così il nuovo corso di RADAR, portandovi – una volta tanto – a spasso per il tempo invece che per il mondo. L’articolo di oggi, scritto da Marco Franchi, descrive il funzionamento della neonata “scatola nera” planetaria inaugurata in Australia e rappresenta il ponte ideale che ci condurrà agli altri contenuti del mese. Saremo lusingati se vorrete percorrerlo fino in fondo e continuare a camminare, ancora una volta, insieme a noi.