Il futuro nei semi

Una fertile contaminazione tra lo Svalbard Global Seed Vault e un progetto artistico partecipativo rimette al centro dell’ecosistema il mondo vegetale.

11 minuti | 17 Gennaio 2023

Testi di Erica Villa

Lo Svalbard Global Seed Vault è un deposito di semi situato sull’isola norvegese di Spitsbergen, nel remoto arcipelago artico delle Svalbard. Noto anche come Doomsday Vault, ha lo scopo di fornire una soluzione di riserva per le sementi agricole del mondo – derivate da piante domestiche e dai loro parenti selvatici importanti per l’alimentazione e l’agricoltura –  in caso di crisi globale o di disastri che potrebbero minacciare la produzione alimentare. 

È stato progettato per contenere e conservare un’ampia varietà di semi di piante provenienti da tutto il mondo, con l’obiettivo di salvaguardare la biodiversità mondiale e garantire la disponibilità di risorse agricole in futuro. Ma nel 2022, lo Svalbard Global Seed Vault è diventato anche un riferimento per il mondo dell’arte. Infatti, proprio in collaborazione con il Vault, il progetto artistico Artists for Plants ha lanciato una call internazionale per opere che riflettessero sulla centralità delle piante nella vita degli umani e del pianeta.

 

Come funziona lo Svalbard Global Seed Vault

Inaugurato nel 2008, lo Svalbard Seed Vault è un caveau progettato per resistere a disastri naturali e ad altre potenziali minacce. Il suo deposito è costruito per mantenere una temperatura e un’umidità costanti, che aiutano a preservare i semi conservati al suo interno. 

Lo Svalbard Global Seed Vault contiene attualmente più di 1,5 milioni di campioni di semi, che rappresentano oltre 4.000 specie di piante. Ha però una capienza massima di oltre 4,5 milioni di campioni di semi, che rappresentano quasi tutte le specie vegetali conosciute. Questi semi sono stati depositati da banche dei semi – o banche del germoplasma – di istituti di ricerca e altre organizzazioni di tutto il mondo e sono conservati nel caveau come riserva nel caso in cui i semi vengano persi o distrutti nella loro sede originaria. 

Non si tratta di una donazione: i campioni di semi rimangono di proprietà delle banche genetiche che li hanno depositati, come fossero custoditi in una cassaforte. Nel caso in cui si perdano i campioni della collezione primaria, le banche possono recuperare le copie dal Seed Vault. La struttura riceve semi tre volte l’anno: di solito tra i 50.000 e i 100.000 campioni, provenienti da una trentina di banche genetiche alla volta. Finora sono 93 le banche genetiche che hanno depositato nel Vault i duplicati delle loro collezioni di semi. Lo stesso Svalbard Global Seed Vault fa parte del Nordic Genetic Resource Center (o NordGen), un progetto di conservazione genetica che include diversi centri nel Nord Europa.

Il deposito non ha laboratori al suo interno: è una struttura senza personale. I campioni di semi e le scatole che li contengono sono sigillati e una volta depositati non vengono più toccati. La struttura è formata da tre sale: ad oggi solo una delle tre è in uso. Ci sono voluti 12 anni per riempire la prima camera dei semi, e si è iniziato a riempire la seconda solo nel 2020.

Le provette in vetro, usate in passato per la conservazione dei semi, sono state sostituite da moderne buste in alluminio. Foto di Riccardo Gangale/Norwegian Ministry for Agriculture and Food.

La conservazione dei semi

I semi sono conservati in contenitori appositamente progettati e collocati in lunghi tunnel scavati nel permafrost di una montagna dell’isola, che offre condizioni naturali di congelamento necessarie a preservare i semi. La posizione del caveau, in alto sul livello del mare e lontano da qualsiasi centro abitato, aiuta poi a proteggerli da disastri naturali e interferenze umane. 

Il deposito dei semi non è una struttura di ricerca o una banca dei semi nel senso tradizionale del termine, poiché non coltiva né distribuisce attivamente i semi. Serve invece come soluzione di riserva per i semi già conservati nelle banche genetiche e nelle banche dei semi di tutto il mondo e di conseguenza per preservare la biodiversità. Se, infatti, si verificasse un disastro naturale, la Svalbard Global Seed Vault fungerebbe da deposito di riserva per i semi, consentendone la conservazione per un uso futuro.

Il deposito contiene ad oggi 1.194.944 campioni di semi e 5.974 specie. L’area di stoccaggio dei semi si trova a più di 100 metri all’interno della montagna, sotto strati di roccia spessi tra i 40 e i 60 metri. I semi sono infatti blindati e conservati a 18 gradi sotto zero, una temperatura che permette loro di sopravvivere per migliaia di anni.

Christine Mackey, An Enduring Monument, 2015, in mostra presso Delfina Foundation, Londra. Foto di Sylvain Deleu.

Unendo documentazione storica, conoscenza comune e pratiche agricole contemporanee, questo lavoro di ricerca sul campo traccia la discendenza storica del pisello Daniel O’Rourke (Pisum sativum), una cultivar irlandese proveniente dall’Irish Seed Savers Association di Clare. Nell’opera, questo pisello viene celebrato con la fusione in oro, che sottolinea anche la vulnerabilità della materia indigena. Il tavolo di osservazione è stato ricavato da una stazione di propagazione dei semi esistente e contiene un mix eclettico di materiale di ricerca che va da Charles Darwin a Gregor Mendel, con immagini provenienti dalle banche dei semi di Russia e Iraq e conversazioni con i conservatori di semi locali irlandesi e stranieri. Questa banca del sapere, unica nel suo genere, è costruita in omaggio al Pisum sativumChristine Mackey, An Enduring Monument, 2015, in mostra presso Delfina Foundation, Londra. Foto di Sylvain Deleu.

Seeds planting art

Nel 2022, Artists for Plants ha lanciato una open call diretta ad artisti di tutto il mondo in collaborazione con lo Svalbard Global Seed Vault. L’obiettivo era di apportare un tassello significativo nella presa di coscienza della centralità delle piante nel nostro sistema. La call – chiamata Seeds planting Art – invitava a proporre opere d’arte dedicate ai semi, simboli di un’energia potenziale intrinseca racchiusa in un germe di rinnovamento e rinascita. 

Hanno risposto alla call molti artisti con una gamma estremamente diversificata di opere di scrittura, poesia, ripresa cinematografica, fotografia, pittura, multimedialità, musica, teatro, video e digital-art provenienti da più di 20 paesi, dall’Argentina alla Nuova Zelanda passando per Serbia e Iran. Le opere sono state poi selezionate da una giuria che comprendeva esperti di arte e ambiente, tra cui l’attrice e scrittrice Lella Costa e il coordinatore dello Svalbard Global Seed Vault Åsmund Asdal.

La galleria digitale di opere d’arte selezionate si può consultare sul sito di Artists for Plants. Le foto delle opere pubblicate in questo articolo ne sono un estratto.

Roser Fabré, Skins, Mangifera indica, 2020, Barcellona (Spagna). Foto di Roser Fabré.

Roser Fabré, Skins, Persea americana, 2020, Barcellona (Spagna). Foto di Roser Fabré.

Cecità vegetale

Artists for Plants è un progetto artistico internazionale che difende il ruolo imprescindibile delle piante per il benessere dell’uomo e del pianeta. Tra i suoi fondatori c’è la musicista Sara Michieletto, primo violino del Teatro La Fenice di Venezia. Michieletto ci confida di non aver sempre avuto la passione per le piante. «Come tantissime persone, ero anche io affetta da plant blindness», la cecità vegetale, ossia l’incapacità di vedere davvero le piante attorno a noi, relegate a un ruolo che è troppo spesso solo quello di abbellire i luoghi che viviamo. Una prospettiva che non riconosce alle piante il loro reale potenziale di influenzare il mondo che le circonda. 

«Artists for Plants è nata nel 2019», spiega Michieletto, «come frutto di una serie di esperienze personali e professionali incredibilmente profonde scaturite in seguito a una residenza artistica in Amazzonia, che ho condiviso con Stijn Jansen», un altro dei fondatori dell’iniziativa. Durante il lockdown, la musicista racconta di aver letto libri su libri sulle caratteristiche delle piante – «tra cui i libri di Stefano Mancuso, ovviamente» – e su come queste comunicano e gestiscono le dinamiche relazionali. Una ricerca che si è arricchita anche grazie all’incontro con l’ecologo Giuseppe Barbiero dell’Università della Valle d’Aosta, uno dei maggiori esperti mondiali di biofilia.

 

Cooperare come le piante

Sara Michieletto e gli altri co-fondatori di Artists for Plants traggono profonda ispirazione dalle piante, un’ispirazione che non si ferma al solo ambito artistico. «Abbiamo scoperto che le forme di vita che prosperano di più sul pianeta sono quelle che cooperano – non quelle che competono», spiega Michieletto, sottolineando come troppo spesso questo aspetto manchi nella nostra società. All’interno del progetto si lavora in un clima di totale cooperazione e reciproco sostentamento, senza gerarchie, dando la priorità alla diffusione rispetto all’accentramento: un approccio perfettamente in linea con il comportamento vegetale. La prossima call di Artists for Plants è prevista per la primavera del 2023.

LEGGI ANCHE: Quadri e affreschi raccontano come sono cambiate le piante nei secoli

Rihards Vītols, Mežs, 2021, Lettonia. Elaborazione di Rihards Vītols.

Åsmund Asdal, coordinatore dello Svalbard Seed Vault, si ritiene molto soddisfatto dell’esperienza di collaborazione con gli artisti che è stata promossa da Artists for Plants. Ci spiega anche che proprio un’opera d’arte sulla facciata del deposito dei semi ha contribuito a farlo conoscere. «La Norvegia prevede che in tutti gli edifici pubblici siano installate opere d’arte. Il concorso per la decorazione del deposito di semi è stato vinto da Dyveke Sanne: la sua arte contribuisce molto al potere iconico che il deposito ha acquisito, diventando un simbolo mondiale dell’importanza di prendersi cura delle risorse genetiche vegetali».

Mežs (foresta) è uno sguardo speculativo su nuove ipotetiche specie di alberi che potrebbero ricoprire la terra in futuro. Queste nuove specie sono il risultato dell’evoluzione e della mutazione di quelle esistenti grazie a un algoritmo di apprendimento automatico. Questi alberi hanno qualità provenienti da più alberi di ambienti diversi. Ciò consente loro di essere più resistenti agli ambienti futuri e, in alcuni casi, di migrare in altri ambienti se necessario. Combinando la raccolta di dati sulle specie arboree di diversi ambienti (deserti, foreste pluviali, tundra, ecc.) e le tecniche di creazione di immagini di machine learning, si ottiene una collezione fittizia di alberi che propone e simula una futura alterazione della biodiversità del pianeta, con risultati spesso inimmaginabili, astratti e assurdi. Rihards Vītols, Mežs, 2021, Lettonia. Elaborazione di Rihards Vītols.

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  • Erica Villa

    Erica Villa ha una laurea in biologia e un master in comunicazione della scienza. Cura e studia le connessioni e le collaborazioni tra ricercatori e artisti in progetti europei, residenze e mostre.

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