Gli anni passarono. La Berkan B è rimasta ferma, in compagnia di altri tre relitti di imbarcazioni di media dimensione – V-Nicolaev, Vomvgaz, Orenburg Gazprom – a loro volta navi abbandonate. Si tratta di imbarcazioni che in origine erano di proprietà della Gazprom, giunte a Ravenna nel 2006, fermate per questioni relative sia alla sicurezza che alla situazione di indebitamento del proprietario, e oggi ridotte a carcasse arrugginite. Assieme, costituiscono quello che in molti hanno definito “il cimitero delle navi” di Ravenna.
A differenza delle altre tre, la Berkan B a un certo punto sembrava destinata a una sorte dignitosa. Nel settembre 2017 erano cominciati i lavori per la demolizione della nave e per un periodo sembrò che si potesse giungere a una conclusione in tempi brevi. Le cose, purtroppo, non andarono come previsto. «Le operazioni di smontaggio e alleggerimento furono svolte male; un lavoro fatto proprio senza sapere bene cosa si stava facendo», ricorda Walter Emiliani, residente nella zona, pescatore e testimone degli eventi, «leggevo sui giornali che alla demolizione lavorava anche una persona che fino a poco tempo prima faceva il cuoco. Quando hanno tagliato i bordi, la situazione è degenerata e la nave si è spezzata a metà. All’interno c’erano ancora idrocarburi che a quel punto hanno cominciato a fuoriuscire».
La Berkan B non era stata bonificata, e una imprecisata quantità di carburanti ha cominciato a fluire nelle acque circostanti. Fu a quel punto che la vicenda della nave abbandonata a Ravenna diventò un “caso”.
«Quando nel 2017 la Berkan B si ruppe, idrocarburi provenienti dalla nave entrarono in contatto con l’acqua. Lo sversamento era evidente. Tuttavia, le panne galleggianti antinquinamento per limitare la contaminazione sono state posizionate soltanto nel luglio 2018» afferma Francesca Santarella della sezione di Ravenna di Italia Nostra, «ma abbiamo anche filmati e fotografie del febbraio 2019 in cui si vedeva che l’iridescenza tipica degli idrocarburi era presente anche all’esterno del perimetro delle panne. Le operazioni di aspirazione degli inquinanti sono iniziate solo dopo la nostra denuncia e procedevano con grandi difficoltà. La nave, ormai compromessa, è colata a picco il 5 marzo 2019. A quel punto le autorità hanno installato un secondo perimetro di panne ma, nonostante ciò, abbiamo ulteriori testimonianze di fuoriuscite di idrocarburi all’esterno».
Le numerose associazioni ambientaliste che si sono occupate della questione, sostengono che
l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico (ADSP) di Ravenna si sia mossa con eccessiva lentezza e che la contaminazione abbia coinvolto anche le acque e le specie che interessano la pialassa dei Piomboni: una
zona protetta in prossimità del porto di Ravenna e della zona industriale. Per questi fatti e, in generale, per la gestione della motonave Berkan B, i vertici dell’autorità portuale sono finiti sotto inchiesta.