Questi racconti descrivono acque ghiacciate e possenti scogliere bianche, che i ricercatori pensano siano descrizioni di iceberg e delle ripide pareti della Barriera di Ross.
Secondo uno studio del Journal of the Royal Society of New Zealand, alcuni racconti e incisioni polinesiane narrano dei viaggi – compiuti già nel VII secolo – di Hui Te Rangiora e dei suoi uomini nella vastità dell’Oceano del Sud e nelle profonde acque antartiche. Questi racconti descrivono acque ghiacciate e possenti scogliere bianche che i ricercatori pensano siano descrizioni di iceberg e forse delle ripide pareti della Barriera di Ross. Ma non solo: le ricerche hanno mostrato anche il legame tra i racconti del viaggio dell’esploratore Tamarereti alla ricerca dell’origine dell’aurora boreale e la sua figura di protettore dell’Oceano Antartico.
Maori in Antartide
Tra la punta più meridionale della Nuova Zelanda e il limitare della Barriera di Ross (la più grande piattaforma glaciale antartica) si estendono quasi 3500 km di mare aperto, che furono attraversati dai Maori. Foto di Michael Wenger.
La tradizione per affrontare il cambiamento
Le concezioni globali dell’Antartide sono dominate da narrazioni coloniali. La tradizione Maori offre una visione d’insieme utile per la gestione e la conservazione dell’Antartide.
Krushil Watene crede che i contributi dello stile di vita Maori nel corso della storia possano dare un importante sostegno al futuro dell’Antartide, sia politicamente che socialmente. Perché le sfide che l’Antartide e l’umanità devono affrontare sono enormi. «Dobbiamo essere audaci e coraggiosi nel tracciare un futuro in cui il nostro pianeta possa prosperare» spiega Watene. «La filosofia, e quella indigena in particolare, offre prospettive importanti e preziose attraverso le quali possiamo tracciare gli scenari futuri».
La versione originale di questo articolo è stata pubblicata su PolarJournal, sito di informazione che racconta le zone polari, con notizie di politica, cultura, scienza, turismo, storia.