La scorsa estate durante le riprese della serie Diari di un Naturalista ci siamo imbattuti in un’esplosione demografica di un particolare insetto; nel giro di pochi giorni il bosco si è trasformato sotto i nostri occhi. Intere colline erano state spogliate delle loro chiome e avvolte dai filamenti prodotti dai bruchi, restituendo al paesaggio un aspetto a dir poco spettrale.
La protagonista di questa storia è una falena, chiamata bombice dispari (Lymantria dispar), i cui bruchi, ricoperti di fitta peluria, si nutrono di foglie. Gli alberi più colpiti sono la Roverella (Quercus pubescens) e altre querce, ma il ventaglio di piante commestibili per questi insetti è molto ampio.
Il bombice dispari ha esplosioni demografiche legate a condizioni climatiche e metereologiche favorevoli. Sebbene di primo acchito il fenomeno possa destare apprensione, queste fluttuazioni sono cicliche – ogni dieci anni e la natura sa come giocare le sue carte per tornare all’equilibrio originario.
Una volta raggiunto l’apice, la popolazione di bombice dispari tende a scemare poiché la disponibilità di piante commestibili progressivamente diminuisce. Inoltre, l’abbondanza di bruchi favorisce la nascita di un numero maggiore di predatori, tra i quali lo scarabeo sicofante (Calosoma sycophanta), che contribuiscono a favorire il ritorno dell’equilibrio.
Ma allora perché preoccuparsene? Il cambiamento climatico influenza la cadenza e la consistenza di queste esplosioni demografiche della falena. Temperature più alte riducono la durata dello sviluppo delle larve e inoltre alterano il rapporto tra i sessi, favorendo la nascita di un numero maggiore di femmine che produrranno più uova con conseguente aumento della popolazione. Il bosco riuscirà a far fronte a picchi demografici sempre più frequenti?