Un’armata (rossa) di granchi reali sta invadendo l’Artico

Il granchio reale è stato introdotto negli anni '60 nel Mare di Barents dall’Unione Sovietica. Ora sta mettendo a rischio le specie (e l’economia ittica) della regione.

5 minuti | 31 Gennaio 2023

Testi di Heiner Kubni
Fotografie di Jacopo Pasotti

Più di 50 anni fa, l’allora Unione Sovietica liberò una moltitudine di granchi reali nel Mare di Barents per sostenere i pescatori locali. Il granchio della Kamchatka, detto anche granchio reale rosso o granchio gigante, è originario dell’Oceano Pacifico settentrionale: da quando è stato introdotto nel Mare di Barents negli anni ’60, la specie ha continuato a diffondersi. Mentre i pescatori russi e norvegesi traggono profitto dalla pesca del granchio reale, gli ambientalisti mettono in guardia dalle drammatiche conseguenze che questa specie ha per l’ecosistema locale. Infatti il granchio reale, che può raggiungere un’ampiezza delle zampe di 180 centimetri, è una pericolosa minaccia per le specie autoctone.

Una specie prelibata

L’origine del granchio reale (Paralithodes camtschaticus) nel Mare di Barents risale a molto tempo fa. Negli anni ’30, il dittatore sovietico Josef Stalin pianificò di sostenere la pesca nel Mare di Barents sperando di ottenere maggiori entrate per le casse dello stato. Stalin ordinò che il granchio reale venisse introdotto nel Mare di Barents: la cattura di questi animali più prossima alla capitale, rispetto alla Russia orientale, avrebbe potuto portare il granchio reale vivo, una costosa prelibatezza, nei ricchi palazzi di Mosca. Si diceva infatti che le lunghe zampe di questo granchio fossero il cibo preferito di alcuni generali sovietici. Introdurlo nel Mare di Barents avrebbe portato un rifornimento fresco fino alla capitale.

Stalin morì nel 1953 e il suo successore Nikita Kruscev si occupò del rilascio dei granchi seguendo le orme del suo predecessore. Il piano fu affidato al biologo Yuri Orlov, che nel 1961 rilasciò un milione e mezzo di larve di granchio reale nel Mare di Barents, a nord di Murmansk, su ordine dello stato. Nel 1969 Orlov scaricò poi nell’Oceano Artico circa 10.000 granchi di uno o tre anni, e infine anche circa 2.600 esemplari adulti. Le conseguenze sull’ecosistema non erano sentite come un problema, all’epoca.

L’avanzata del granchio reale

Mentre l’Unione Sovietica crollava nel 1991, questa armata rossa biologica si espandeva. Nel corso della sua vita, ogni femmina produce da 400.000 a 500.000 uova, che possono produrre diverse migliaia di granchi. Senza nemici naturali e competizione alimentare, il granchio reale si è diffuso rapidamente e oggi ha già raggiunto la costa occidentale della Norvegia. Presto si troveranno anche al largo di Spitsbergen, l’isola più estesa delle Svalbard.

norvegia

La pesca è tutt’oggi una risorsa importante per la Norvegia ma, soprattutto, espressione di una cultura molto antica. I villaggi sulle coste sono una testimonianza di questo legame.

Secondo il quotidiano britannico Daily Star, il granchio reale è già stato avvistato per la prima volta in numero massiccio anche lungo la costa britannica al largo dello Yorkshire. In questa zona, il granchio rappresenta una minaccia soprattutto per le capesante. Mentre gli ambientalisti temono per la sopravvivenza delle specie in via di estinzione, alcuni pescatori si stanno già godendo un grande pescato. Il fornitore di pesce Shaun Henderson afferma con orgoglio che uno dei suoi pescatori ha catturato quasi 250 chili di granchi reali in una settimana al largo di Bridlington, nell’East Yorkshire.

 

Le conseguenze per le specie locali

Il trapianto transcontinentale di questa specie però si è rivelato un autentico disastro per l’ecologia della regione. I granchi reali consumano tutto ciò che incontrano sul loro cammino. Ovunque compaiano i granchi, la biodiversità ne risente: le vittime sono grandi quantità di vermi, lumache, stelle marine, uova di pesce, cozze e ricci di mare.

Mentre i norvegesi non sanno come controllare la diffusione del granchio reale, i pescatori di granchi nel Mare di Bering hanno un problema ancora più grave. Negli ultimi tre anni, gli stock di altre specie pregiate, soprattutto di granchi minori, sono drasticamente diminuiti. La sola popolazione di granchi della neve (Chionoecetes opilio) è crollata di oltre l’80%. 

Gli scienziati ora temono un impatto negativo su specie come il merluzzo, l’aringa e il pollock, molto importanti per l’economia della Norvegia. Il paese ha però riconosciuto la minaccia e vuole impedire che si diffonda lungo la sua frastagliata costa occidentale. Una sempre più ferrea regolamentazione impone per esempio che i granchi reali catturati non siano ributtati in acqua, anche se sono molto piccoli. Sulla costa occidentale vale perfino il principio dell’eradicazione, ma si teme che sia già troppo tardi per fermare l’invasione.

hammerfest

Vecchie strutture per l’essicazione dello stoccafisso nelle vicinanze di Hammerfest, Norvegia.

Questo articolo è stato pubblicato in collaborazione con PolarJournal, sito di informazione che racconta le zone polari con notizie di politica, cultura, scienza, turismo, storia

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  • Heiner Kubni

    Heiner Kubny è uno specialista delle zone polari; dal 1997 a oggi ha visitato i poli innumerevoli volte, tra spedizioni di ricerca e viaggi a piedi.

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    Jacopo Pasotti è un giornalista, fotografo e scrittore di temi legati all’ambiente. Dal Polo nord all’Antartide, dall’Indonesia all’Amazzonia, racconta di società umane e di natura.

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