Come i dati hanno restituito la voce a una comunità del Mozambico

Una miniera di carbone minaccia la salute della comunità rurale di Moatize, in Mozambico. I dati raccolti sul campo possono cambiare la situazione.

2 minuti | 23 Settembre 2020

I dati, in certi casi, possono fare la differenza. Ma procurarseli può essere costoso. Come difendere dunque i propri diritti quando la salute di un intero villaggio è a rischio ma gli abitanti non hanno modo di provare l’origine del problema? Se l’acqua del tuo paese è contaminata da un eccesso di pesticidi impiegati nelle campagne circostanti, o se l’aria che respiri è inquinata da una fabbrica che non rispetta le normative sui filtri dai fumi che produce, insisterai affinché vengano fatti studi, raccolti dati, per dimostrare la fonte dei tuoi mali. In molti Paesi del sud del mondo tutto ciò è più difficile. Servono risorse economiche per acquisire questi dati e per eventualmente intentare una causa nei confronti dei responsabili.

Flaviano Bianchini, direttore di Source International, un gruppo di scienziati e avvocati riuniti in una organizzazione non governativa, cerca di supportare comunità che in Mozambico non hanno le risorse per produrre i dati con cui dimostrare di essere affette da ingiustizie sociali e sulla salute.

I tetti delle case sono neri, i pavimenti dei negozi e dei ristoranti sono coperti di polvere nera.


«Moatize è una comunità rurale nel nord del Mozambico, nella provincia di Tete. Da alcuni anni nella zona opera una enorme miniera di carbone del colosso brasiliano Vale. Da allora la zona è costantemente coperta da una nube di polveri sottili che si deposita in ogni dove», spiega Bianchini. «I tetti delle case sono neri, i pavimenti dei negozi e dei ristoranti sono coperti di polvere nera. Il mais steso a seccare diventa nero dopo pochi giorni».

A Moatize le concentrazioni di PM10 e PM2.5, un pericolo per il nostro sistema respiratorio, sono a dei livelli che, nelle nostre città, verrebbe chiusa ogni attività per giorni. Verrebbero lanciati allarmi, ne parlerebbero tutti i quotidiani.

«Invece lì le case si trovano a pochi metri dalla miniera, il treno che trasporta il carbone al porto passa in mezzo al paese e i camion della compagnia sfrecciano tra le capanne di paglia e fango. La popolazione non trae alcun beneficio economico dalla presenza della miniera, ma in compenso i loro polmoni sono soffocati dal carbone che poi alimenta le nostre centrali e ci fornisce energia a basso costo», dice ancora.

In questo video di Stefano Sbrulli, la storia di Moatize e di come i dati raccolti sul campo possano cambiare il corso degli eventi di una cittadina dove respirare rimane una azione fondamentale, ma nuoce.

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    Jacopo Pasotti è un giornalista, fotografo e scrittore di temi legati all’ambiente. Dal Polo nord all’Antartide, dall’Indonesia all’Amazzonia, racconta di società umane e di natura.

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