Piantare alberi non ci salverà, creare ecosistemi (forse) sì
I benefici del piantare alberi sono ormai riconosciuti. Ma limitarci a piantare molti alberi non ci salverà: occorre sapere cosa, dove e come piantare.
Inquinamento, sostenibilità, trasformazioni
I benefici del piantare alberi sono ormai riconosciuti. Ma limitarci a piantare molti alberi non ci salverà: occorre sapere cosa, dove e come piantare.
Il fotografo Ed Kashi ha documentato la vita degli abitanti del Madagascar, che dipendono dalle risorse (già gravemente danneggiate) delle foreste dell’isola. Un equilibrio precario in cui la tutela dell’ambiente si scontra con la povertà.
La gestione degli incendi boschivi in Italia, tra paradossi, necessità di pianificazione e incertezza.
Nelle terre del Kalimantan, il Borneo indonesiano, la deforestazione non è rallentata con l’arrivo della pandemia. Anzi, la situazione sembra essere addirittura peggiorata. Ma una speranza per la foresta arriva da alcune coraggiose comunità locali.
Rudi Putra, biologo, attivista indonesiano e vincitore del premio Goldman per l’Ambiente, si racconta e spiega come sta cambiando la mentalità degli abitanti di Sumatra (perfino dei proprietari di piantagioni di olio di palma) nei confronti delle foreste dell’isola indonesiana.
Clean Sea LIFE è un progetto europeo che porta l’attenzione sul problema dei rifiuti in mare e sperimenta nuove soluzioni di gestione, tra cui il coinvolgimento dei pescatori.
Nel 2021 inizia il Decennio del Mare, un’iniziativa globale che promuove soluzioni scientifiche per un mare più sostenibile, pulito e sicuro. Ma per pensare il mare in ottica di sviluppo sostenibile abbiamo bisogno di una vera e propria educazione all’oceano. L’opinione di Francesca Santoro.
La fotografa spagnola Quintina Valero ha documentato la vita di chi, senza altre possibilità, abita nella zona contaminata.
L'Italia è uno dei pochi paesi europei a non avere un deposito per le scorie radioattive. Ma scegliere dove stoccarle è quasi più complicato che costruire il deposito.
A dieci anni dall’incidente nucleare, lo smantellamento della centrale Fukushima Dai-ichi e la bonifica della circostante zona di esclusione procedono – più o meno – come da progetto. Ma le conseguenze nel lungo termine per le popolazioni, umana e animale, così come per l’ambiente, rimangono un’incognita.
Per sfamare una popolazione mondiale sempre più numerosa e urbana, si prevede che entro il 2050 la produzione di cibo dovrà aumentare del 70%. Una domanda difficile da soddisfare, anche per la mancanza di suolo da destinare agli allevamenti.
In America Centrale, negli ultimi dieci anni sono morte più di 20 mila persone a causa di una malattia renale cronica. Il fotografo Ed Kashi ha seguito i lavoratori nei campi di canna da zucchero, particolarmente soggetti alla malattia, e i ricercatori che studiano come ridurre il rischio.