La conservazione di organismi ed ecosistemi non può prescindere dall’interazione con l’elemento antropico, il quale è non solo causa di perdita della biodiversità, ma è anche in grado di salvaguardarla. Questo doppio aspetto si può apprezzare quando si affronta la richiesta e il possesso di animali da compagnia, il loro allevamento e il mercato che ne viene alimentato.
In più occasioni il commercio di animali vivi, il cosiddetto pet-trade, è stato additato come causa di problemi che vanno dall’impatto sulla biodiversità, al degrado del benessere animale, all’introduzione di specie alloctone e alla diffusione di zoonosi. In Italia è stato recentemente approvato un disegno di legge (Legge n. 53 del 22/4/21), promosso dalla LAV, che ha come obiettivo il divieto della commercializzazione e della detenzione dei cosiddetti animali esotici. Senza entrare nel merito dell’etica del commercio e del mantenimento in cattività di animali, la legge non specifica importanti aspetti applicativi e ignora risvolti economici della filiera, come ad esempio i negozi di acquari, le fiere di uccelli, anfibi e rettili o le catene di pet shop. Spesso si tende anche a considerare il mercato di animali senza fare distinzioni fra quello alimentare, compreso il bush-meat market degli animali selvatici, il mercato per la farmacopea tradizionale e l’oggettistica e quello degli animali da compagnia.
Allo stesso tempo, l’attività di mantenere in cattività anfibi e rettili – definita come erpetocoltura, erpetofilia, terraristica e terrariofilia – è anche uno strumento cruciale per acquisire informazioni della storia naturale di molte specie. Una conoscenza approfondita delle metodiche di allevamento in cattività – nota come husbandry science – è fondamentale per raccogliere informazioni sul comportamento di molte specie, soprattutto se difficilmente osservabili in natura. In molti casi, semplici appassionati sviluppano un’elevata professionalità e una notevole competenza. Le loro osservazioni possono servire nell’allevamento di specie in pericolo di estinzione. I dati raccolti possono anche diventare un patrimonio scientifico: i giardini zoologici e gli acquari si rivolgono spesso proprio a privati per beneficiare della loro esperienza e per poter allevare e riprodurre specie interessate da progetti di conservazione, che prevedono anche la reintroduzione in natura.
Due specie a confronto: la mantella dorata e la mantella arlecchino
La foresta pluviale di media quota nei dintorni di Torotorofotsy, uno dei siti di presenza di Mantella aurantiaca.
Un individuo di Mantella aurantiaca (mantella dorata), una delle specie di anfibi del Madagascar meglio note e particolarmente richiesta dal mercato. Classificata come EN (In Pericolo).
Il camaleonte pantera: un utilizzo sostenibile?
Una fonte di reddito per le comunità locali
L’erpetocoltura come risorsa per la conservazione
Pro o contro l’allevamento e il commercio?
La mia posizione sul commercio degli animali, nel caso specifico di anfibi e rettili, è piuttosto “laica”. In generale non amo esprimermi né pro e né contro, perché l’una o l’altra posizione sarebbero troppo polarizzate e ci sarebbe il rischio concreto di diventare partigiani, cosa che preferisco evitare.
Tendo a ritenere che l’attività di prelievo e di commercio di anfibi e di rettili, con considerazioni estensibili anche ad altri gruppi animali, possa essere impattante sulle popolazioni naturali soprattutto quando queste hanno una distribuzione ristretta o con siti naturali già compromessi.
Ovviamente, non si possono fare generalizzazioni in quanto sono molti i parametri in causa, fra cui aspetti della biologia della specie e degli habitat in cui vivono. D’altra parte, è innegabile che il commercio consenta spesso di acquisire informazioni sulla storia naturale e su come riprodurre in cattività specie a rischio di estinzione. Un blocco totale del commercio legale sarebbe probabilmente seguito da un incremento di quello illegale, e andrebbe anche a inficiare la possibilità del libero commercio in Unione Europea.
Per queste ragioni ritengo che il commercio dovrebbe essere regolamentato e dovrebbe esserci un controllo severo sulle condizioni di cattura e di stabulazione degli esemplari, nonché sulle condizioni sanitarie e igieniche degli individui importati. Per quanto riguarda la possibilità di tenere esemplari in cattività, questa dovrebbe essere consentita solo a fronte della verifica di una competenza di base del richiedente.
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