Probabilmente tra molte generazioni uno tsunami come quello del 2004 si ripeterà. Come fare per non dimenticare e non trovarsi impreparati come accadde allora?
Uno studio ha riportato alla luce un disastroso tsunami intorno all’inizio del XV secolo. Gli archeologi autori della ricerca hanno trovato evidenze di abbandono di villaggi costieri nel sultanato di Aceh. Dopo il maremoto di Santo Stefano è stato anche visto che i coloni olandesi avevano spostato il centro di Banda Aceh proprio oltre il limite raggiunto dall’onda nel 2004 e c’è chi sospetta che sia stato a seguito di uno tsunami. Se l’essere umano scorda i disastri geologici, la geologia però non dimentica i suoi appuntamenti e prima o poi si manifesta ancora. Gli tsunami appartengono a quei pericoli che hanno frequenza bassa (molto bassa), ma enorme distruttività. Sono il contrario delle piogge intense nelle nostre regioni. Oppure sono come Stromboli e Vesuvio. Probabilmente tra molte generazioni uno tsunami come quello del 2004 si ripeterà. Come fare allora per non dimenticare e non trovarsi impreparati come accadde allora?
Rifiutare o rimuovere i segni di traumi come un maremoto possono rendere più vulnerabili le generazioni future
«Banda Aceh ha deciso di non dimenticare, e noi crediamo che questa sia stata un’ottima scelta», aveva spiegato la ricercatrice che stava proprio studiando la percezione pubblica del pericolo di tsunami. Dicendo noi intendeva infatti il piccolo nucleo di studiosi esperti di rischio naturale raccolti nel TDRMC. L’istituto è frutto del Multidonor Fund, che venne istituito subito dopo il disastro grazie alle donazioni provenienti da tutto il mondo. Una reazione tipica di fronte agli eventi nefasti che colpiscono una società è quella di ignorarli, rimuoverli, dimenticarli. «Questo potrebbe aiutare chi soffre nel presente forse, ma sicuramente lo rende più vulnerabile in futuro», aveva detto Meilianda mentre mi mostrava le cicatrici urbane (sempre meno riconoscibili) dello tsunami. E il rifiutare o rimuovere i segni di traumi come un maremoto possono rendere più vulnerabili le generazioni future. E così Banda Aceh ha costruito il Parco del Ringraziamento, con i monumenti alle nazioni accorse in aiuto della città. E poi il Museo dello Tsunami, con una architettura che unisce geometrie tradizionali e moderne. Nei giorni di festa il museo si riempie di visitatori di ogni età. All’interno ci sono documenti, ricostruzioni degli eventi di quel giorno e installazioni che evocano il passaggio dalla vita terrena al ricongiungimento con Dio.