Negli ultimi anni in Europa si sono moltiplicate le assemblee cittadine per il clima, che coinvolgono abitanti di una città o di un paese per elaborare politiche per affrontare la crisi climatica. In Italia i casi di assemblee per il clima sono ancora pochi e solo a livello locale: tra il 2023 e il 2024 sono state istituite assemblee a Bologna, Milano, Firenze e Bolzano. Sostenute da movimenti come Extinction Rebellion – che cita la loro istituzione tra i suoi obiettivi – le assemblee per il clima vengono viste come spazi protetto dal lobbying e dalle distorsioni che rallentano l’azione politica per il clima, e dunque con un grande potenziale di portare a un cambiamento.
Che cosa sono le assemblee per il clima
Le assemblee cittadine sono iniziative che riuniscono persone selezionate a caso (di solito un centinaio, scelte a sorteggio) per informarsi, discutere e proporre raccomandazioni su argomenti di pubblico interesse. Negli ultimi anni sono nate molte esperienze di assemblee cittadine per il clima, in cui alle persone coinvolte viene chiesto di esprimersi sulle politiche per abbandonare l’uso di combustibili fossili e per affrontare gli effetti della crisi climatica.
Claudia Gasparini, una delle partecipanti dell’assemblea per il clima di Bologna, nel salotto di casa. Gasparini vive a poca distanza dal torrente Ravone, una zona che ha subito danni durante le alluvioni del maggio 2023 e dell’ottobre 2024. Bologna, 9 ottobre 2024.
Le persone che partecipano all’assemblea per il clima vengono scelte per sorteggio, non sulla base di interesse o conoscenze pregresse riguardo all’argomento in discussione. L’obiettivo è costruire un campione rappresentativo della popolazione generale: nel caso di una città, per esempio, si valutano dati come l’età, il genere e il livello di scolarizzazione e si forma un gruppo di un centinaio di persone che ricostruisca un modello della città stessa, su scala ridotta. È una pratica che prima di tutto cerca di risolvere un problema di inclusione, portando persone che possano rappresentare la diversità di punti di vista realmente presenti nella popolazione.
Questo però porta anche nel dibattito persone che, rispetto ai consueti attori politici, non subiscono le stesse pressioni elettorali, istituzionali, economiche che ne possono rallentare l’azione. Protetti da queste ingerenze, i partecipanti possono elaborare proposte politiche più forti ed efficaci per affrontare la crisi climatica. «Il valore dell’assemblea cittadina è portare la partecipazione su un tema come la crisi climatica e fare in modo che non siano coinvolte solo le persone già edotte, o quelle che già hanno dimestichezza con i processi partecipativi», spiega Emily Clancy, vicesindaca di Bologna. Nel 2023, la città ha attivato la prima assemblea cittadina in Italia. «Quindi l’assemblea ha valore nel redistribuire il potere di scelta».
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L’ondata deliberativa non passa per l’Italia
In Europa, il tema del clima è entrato per la prima volta in un’assemblea cittadina nel 2016 in Irlanda; da allora l’ondata deliberativa, come l’ha definita l’OCSE, si è diffusa in tutto il continente, con assemblee di portata nazionale per esempio in Francia, Regno Unito e Danimarca, e assemblee locali in modo più diffuso. Ci sono anche alcuni esempi che hanno provato a portare questo approccio su una scala internazionale, come l’assemblea globale sul clima che si è anche tenuta prima della COP26 di Glasgow, o l’assemblea europea Democratic Odissey. Anche se come strumento le assemblee cittadine condividono l’approccio di base, ogni singola esperienza è diversa.
Il Parco Biblioteca degli Alberi di Milano, inaugurato nel 2019, ospita oltre 100 specie di piante e si trova alla mediana del quartiere Porta Nuova. Milano, 21 settembre 2024.
Se in alcuni paesi – come la Danimarca – il modello dell’assemblea cittadina ha preso piede con successo, in Italia i pochi esempi nati finora hanno avuto una risonanza molto limitata sul dibattito pubblico. Nonostante sia ancora presto per capire l’effettivo effetto sulle politiche locali, la difficoltà nel far partire e far parlare di queste prime assemblee italiane ha suscitato le critiche di gruppi, come gli attivisti di Extinction Rebellion, che se ne sono fatti promotori.
A Bologna, «è mancata la volontà politica di dare davvero corpo all’assemblea», commenta a proposito della scarsa risonanza creata dall’iniziativa Pasquale Pagano, attivista di XR che ha lavorato con il Comune per istituire l’assemblea nella città emiliana. Secondo alcuni esperti, però, il problema è più ampio. «Molto del successo di un’assemblea cittadina ha a che fare con il contesto in cui nasce», spiega Andrea Felicetti, politologo dell’Università di Padova. «In Italia c’è poca sensibilità verso le innovazioni democratiche, nella sfera pubblica ma soprattutto a livello istituzionale. Lo vediamo anche dal fatto che quando si provano a fare queste innovazioni non vediamo particolari reazioni, molti partiti le ignorano proprio».
Fiori di topinambur circondano un orto urbano scolastico nel quartiere San Donato a Bologna. L’assemblea per il clima di Bologna ha proposto di aumentare il terreno disponibile per la creazione di orti urbani e di promuoverne l’uso nelle scuole. Bologna, 9 ottobre 2024.
Discutere e deliberare
La forza delle assemblee per il clima si basa sul loro potenziale di includere le necessità e le prospettive della popolazione nelle politiche climatiche, in modo che queste politiche siano inclusive e giuste. Per il loro potenziale trasformativo, alcuni esperti vedono le assemblee cittadine come «potenziali distruttori di conflitti politici in fase di stallo». Negli incontri di un’assemblea, persone diverse – con le loro diverse esigenze ed esperienze – discutono direttamente tra loro per capire quali azioni dovrebbe intraprendere il proprio paese o la propria città per affrontare la crisi climatica. La particolarità delle assemblee sta nel loro carattere deliberativo: le persone coinvolte discutono ma soprattutto elaborano e propongono delle azioni concrete, a volte anche elaborando proposte di legge (come è successo durante l’assemblea cittadina nazionale in Francia).
Durante gli incontri, i partecipanti dell’assemblea per il clima di Milano sono stati suddivisi in gruppi di lavoro, ciascuno concentrato su tematiche specifiche. I lavori sono stati seguiti da facilitatori e da associazioni esterne, che hanno valutato l’impatto delle discussioni e delle proposte emerse. Milano, 21 settembre 2024.
L’organizzazione del dibattito (che può prevedere dei facilitatori o essere auto organizzata dai partecipanti, a seconda dei casi), è orientata al rispetto e alla comprensione tra partecipanti. «Spesso nei processi partecipativi c’è molta conflittualità. Qui invece mi ha colpito positivamente vedere che ai partecipanti e alle partecipanti è venuto naturale deliberare, discutere con calma e arrivare al consenso», racconta Noemi Julian di Fondazione IU Rusconi Ghigi, ente che ha organizzato il processo dell’assemblea cittadina di Bologna. «Discussioni e conflitti ci sono stati, ma le persone hanno empatizzato tra loro e hanno capito le diverse circostanze di ognuno».
Il nodo della rappresentazione
Per essere davvero incisive, però, le voci incluse in un’assemblea per il clima devono davvero essere diverse. A Milano, all’assemblea permanente per il clima (che nel 2024 ha avuto la sua prima vera iterazione, dopo una fase pilota) hanno preso parte 90 persone, scelte casualmente a partire da un campione iniziale di diecimila, provenienti dai nove municipi della città. «Il meccanismo di adesione all’assemblea è volontario, quindi il campione è sempre un po’ falsato», spiega Claudia Mazzanti di ActionAid, gruppo che ha partecipato come osservatore indipendente ad alcune assemblee. «Partecipano solo persone che in qualche modo hanno a cuore il tema».
Un tempo quartiere milanese a forte vocazione operaia, oggi Isola è sede del celebre Bosco Verticale, progettato dall’architetto Stefano Boeri. Milano, 21 settembre 2024.
«La maggior parte degli spazi di partecipazione oggi attraggono prevalentemente persone di ceto medio-alto, con tempo e risorse per partecipare, mentre vengono spesso esclusi i giovani e le fasce più marginali della popolazione. Ciò rischia di limitare la reale inclusività di queste iniziative», spiega Bertram Niessen, ricercatore e direttore di CheFare.
A questo si aggiunge il problema della participation fatigue: impegnarsi per un anno intero in assemblee, incontri e discussioni può generare un senso di stanchezza o frustrazione, soprattutto se i risultati o le risposte sembrano poco concrete tardano ad arrivare.
Per sopperire a questo problema, nella fase di reclutamento dei partecipanti alle assemblee viene selezionato un campione il più possibile rappresentativo della popolazione. A Bologna, per esempio, sono state inviate lettere di invito a residenti, ma anche a studenti fuori sede e ad abbonati ai trasporti pubblici; le persone sono state sorteggiate in base a una complessa tassonomia che includeva fasce d’età, quartiere di residenza, genere e nazionalità. Nonostante questo, gli organizzatori non sono riusciti a radunare un gruppo che fosse perfettamente rappresentativo: in alcuni quartieri, soprattutto quelli più poveri, la risposta è stata minore. «Raggiungere le persone che normalmente, per le loro circostanze di vita, non sceglierebbero di partecipare è una sfida», commenta Noemi Julian.
Claudia Gasparini, una delle partecipanti dell’assemblea cittadina di Bologna, nell’orto condiviso con alcuni vicini di casa. Gasparini vive a poca distanza dal torrente Ravone, una zona che ha subito danni durante le alluvioni del maggio 2023 e dell’ottobre 2024. Bologna, 9 ottobre 2024.
A Rotterdam, un milione di euro per l’assemblea cittadina
A Rotterdam, nei Paesi Bassi, quest’anno è partita una delle assemblee recenti più significative. Per ottenere un campione realmente rappresentativo della popolazione in una città in cui l’affluenza al voto è bassa, gli organizzatori hanno deciso di inviare diecimila lettere di invito. A chi ha risposto, prima del sorteggio finale sono state chieste informazioni sul livello di educazione e sull’occupazione, per includere persone con background diversi. Alla fine «ci mancavano ancora studenti, quindi abbiamo iniziato un reclutamento diretto nelle scuole», spiega Jasmijn van Weenen, la capo-progetto dell’assemblea di Rotterdam.
L’assemblea, frutto dell’accordo di coalizione tra i partiti Leefbaar Rotterdam, VVD, D66 e Denk, ha coinvolto 116 cittadini, un numero che è stato determinato come il più adatto per formare un consiglio cittadino realmente rappresentativo. Con l’obiettivo di formulare proposte concrete e testare un nuovo modello di partecipazione civica, i partecipanti si sono incontrati sei volte tra aprile e settembre. Al termine del processo, sono state elaborate e votate 22 raccomandazioni, di cui 10 sono state adottate con una soglia di approvazione dell’80%. Un gruppo di circa 30 cittadini fa ora parte di un comitato di monitoraggio per seguire l’implementazione delle proposte.
Le proposte, tra cui riduzione degli sprechi energetici dell’illuminazione pubblica, promozione del verde urbano e un sistema per riutilizzare l’acqua piovana, mirano a rendere Rotterdam una città più sostenibile e resiliente. Per realizzare questi progetti, la città ha destinato preventivamente un budget di un milione di euro.
Francesca Casali, una delle partecipanti dell’assemblea cittadina di Bologna, nell’appartamento in cui vive con i genitori e la sorella. Casali fa parte del gruppo di partecipanti che sorveglieranno l’attuazione delle proposte dell’assemblea da parte del Comune. Bologna, 9 ottobre 2024.
Nonostante quello di Rotterdam sia visto come un esempio virtuoso di partecipazione civica, non sono mancate le critiche, soprattutto da parte degli attivisti del gruppo Climate Coalition, che auspicavano un approccio più ambizioso. Alcuni partecipanti hanno ritenuto che l’ambito delle proposte fosse troppo limitato e che il porto di Rotterdam, uno dei principali responsabili delle emissioni locali, fosse stato trattato in modo marginale. Jasmijn Van Weenen dichiara però che l’Europoort non è stato escluso dalle discussioni, ma che la città ha una capacità limitata di incidere direttamente sulle politiche portuali.
Partecipare significa fermarsi
Le assemblee cittadine per il clima sono uno strumento ancora nuovo e con un grande potenziale. Per diffondersi in Italia, però, hanno bisogno di un cambiamento di mentalità, soprattutto nelle grandi città.
«Negli ultimi anni, Milano ha costruito un brand come meta per la finanza, il turismo e le imprese, facendo leva sulla finanziarizzazione dell’immobiliare», spiega Bertram Niessen. «Una città che si basa sulle nuove costruzioni è inevitabilmente poco sostenibile».
La linea M1 della metropolitana di Milano, conosciuta come “la rossa” è stata inaugurata nel 1964. Durante i lavori di costruzione fu trovato un antico tratto delle mura spagnole della città, risalenti al XVI secolo. Milano, 21 settembre 2024.
Milano, così, ridefinisce la propria identità sulla velocità e sul cambiamento continuo: persone, aziende e geografie urbane mutano rapidamente. Ne è un esempio il quartiere di Porta Nuova, un tempo zona a forte vocazione operaia, diventato il cuore della finanza e del lusso, e che oggi spinge ai margini i residenti. «Questa città corre, mentre moltissima partecipazione passa per tempi morti, passa dal ritornare sui propri passi, passa dal cambiare direzione. La vera partecipazione richiede una maggiore stratificazione temporale, poiché necessita di tempo e di costante rielaborazione. I processi partecipativi devono essere lenti, riflessivi e continuamente rielaborati per risultare realmente efficaci».
Le assemblee cittadine possono rappresentare un tentativo di rispondere al deficit di partecipazione nei processi decisionali della città, specialmente sui temi ambientali. «Milano», continua Niessen, «manca di visione e coraggio sui temi climatici e sociali. Abbiamo bisogno di veri progetti di capacity building per sviluppare competenze e immaginare soluzioni coraggiose e innovative. La partecipazione non può fermarsi all’interazione superficiale: per essere efficace, deve dare ai cittadini il potere di incidere davvero sul futuro della città. Le assemblee per il clima possono essere un passo in questa direzione, se vengono portate avanti con attenzione e radicalità».