Opinioni
Era il 12 novembre del 2019, quando a Venezia le sirene del sistema di allerta alta marea iniziarono a gracchiare i tipici suoni crescenti, che corrispondono ai centimetri di marea previsti. Un sistema installato nel 2007, per sostituire le sirene antiaeree che erano utilizzate per annunciare i bombardamenti sulla città durante la Seconda Guerra Mondiale, e ancora in uso per annunciare le maree eccezionali. Oggi l’allarme è composto da un suono intenso che attira l’attenzione seguito da suoni in scala crescente a seconda della gravità dell’acqua alta prevista.
Un evento, in quel caso specifico, che non è stato possibile prevedere per tempo – hanno commentato i ricercatori nei giorni seguenti – perché frutto di un insieme di condizioni atmosferiche improvvise che hanno creato un effetto sinergico devastante. Quel 12 novembre 2019, la città sarebbe rimasta immersa in 187 cm di acqua per ore interminabili. Le esperienze e le emozioni degli abitanti di Venezia durante l’evento sono state raccolte da Aquagranda, una memoria collettiva digitale da cui è nata una mostra virtuale nel 2021, una mostra fisica in corso e una pubblicazione scientifica. Il nome dell’archivio fa riferimento alla storica “acqua granda”, l’alta marea eccezionale che colpì Venezia il 4 novembre 1966: quel giorno, l’acqua raggiunse il livello record di 194 cm.
La mostra “Sulle Acque”
Aquagranda è nata all’interno del progetto europeo Odycceus coordinato da Massimo Warglien, professore ordinario del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Il progetto ha sviluppato strumenti basati sull’analisi dei dati, l’intelligenza artificiale e la computer grafica per comprendere le dinamiche con cui l’informazione si propaga e con cui le opinioni e le polarizzazioni nascono e si sviluppano sui social media. A partire da queste ricerche sono nate delle opere multimediali, in realtà virtuale e aumentata, che abbiamo riunito nella mostra Sulle Acque allestita nella chiesa di Santa Maria delle Penitenti a Venezia, dall’11 novembre all’11 dicembre 2022.
Venezia, novembre 2019. Foto di Maria Grazia Beruffi.
L’archivio di Aquagranda è vivo e continua a crescere. Ad oggi custodisce oltre 40.000 dati tra foto, video e messaggi vocali trovati in rete e in parte condivisi attivamente da ben 14 mila persone.
Non si tratta, tuttavia, solo di conversazioni avvenute in chat private, ma anche di dibattiti pubblici che hanno avuto luogo sui social media, (Twitter, Facebook, Instagram, Whatsapp, Telegram, Youtube, Reddit, Mediacloud) dove le persone si sono rivolte l’una all’altra per chiedere e offrire aiuto.
Dispersione, opera di Robin Lamarche-Perrin e Armin Pournaki. Come metafora dell’inefficacia della cooperazione umana di fronte al cambiamento climatico, Dispersione mostra la struttura delle interazioni sociali (elaborando il flusso di tweet postati in quei giorni) immersa in un liquido che impone alla diffusione dei contenuti social il suo movimento inesorabile.
Voicing conflict, opera di Tom Willaert. L’artista parte dalla raccolta di dati tratti da discussioni online e li riunisce in uno streaming audio, dove i punti di vista di ciascuna delle parti coinvolte sono letti in una voce (o lingua) diversa per mezzo di tecnologie text-to-speech e di traduzione automatica.
Le opere della mostra Sulle Acque ripropongono, o rielaborano in modo originale, immagini, video e audio provenienti dall’archivio. Queste opere riescono nell’intento di trasmettere – attraverso un abile utilizzo di ritmi, suoni e escamotage digitali – l’ansia, lo spaesamento e la paura che hanno pervaso la popolazione durante quell’evento.
Dopo l’iniziale recupero del materiale ricevuto dalla popolazione, il team che ha sviluppato l’archivio ha localizzato, nel tempo e nello spazio, i file multimediali raccolti con l’aiuto dei cittadini, i quali sono stati chiamati a contribuire alla classificazione dei contenuti stessi tramite un processo di etichettatura.
The old is dying and the new can’t be born, opera di Federica Bardelli, Gabriele Colombo, Marc Tuters. L’opera applica la visione artificiale (i processi digitali che puntano a riprodurre la vista umana) a video condivisi su YouTube, sovrapponendo immagini apparentemente simili. La ripetizione è usata per creare una sensazione inesorabile di instabilità.
The old is dying and the new can’t be born, opera di Federica Bardelli, Gabriele Colombo, Marc Tuters.
Playful waters, opera di Fabian Kühlein. Playful waters utilizza la sonificazione per rendere l’archivio udibile e spazialmente sperimentabile a seconda di dove si trova l’ascoltatore all’interno di Venezia.
Molte delle opere della mostra Sulle Acque sono focalizzate sulla diffusione delle comunicazioni via social, con il loro ritmo concitato, durante l’evento di alta marea. Alcune però si staccano da questo concetto, per esempio l’opera The loss of a stable horizon di Margarita Maximova, che sceglie un ritmo diverso. L’artista ha realizzato un video relativamente lento, che segue la drammatizzazione nelle notizie sui media.
L’opera è fruibile all’interno dell’app AQUAGRANDA, che con la realtà aumentata sovrappone l’opera al luogo in cui ci si trova, suddivisa in tre schermi.
The loss of a stable horizon, opera di Margarita Maximova. Accanto ai filmati girati dai veneziani durante l’alluvione, sullo schermo appaiono messaggi di testo che avvertono di ogni aumento del livello della marea.
Nell’app AQUAGRANDA si possono vedere le opere in realtà aumentata di Tom Willaert, Fabian Kühlein e Margarita Maximova, ma anche Torrents di Joeri Bultheel. Quest’opera rende possibile vivere in prima persona, su un dispositivo mobile, l’acqua alta in ogni punto della città, ma anche al di fuori di Venezia, simulando l’effetto di trovarsi in un punto della città, per strada.
Torrents, opera di Joeri Bultheel. L’opera simula l’effetto dell’acqua alta a partire dai dati altimetrici del Centro Previsioni e Segnalazioni Maree. L’effetto è estremamente realistico e funziona in qualsiasi luogo, permettendo anche di sperimentare alzando e abbassando il livello dell’acqua.
Metamorphosis, opera di Carlo Santagiustina. Metamorphosis è un’opera digitale in quattro atti, che racconta l’evento del 2019 con un collage multimediale di contenuti digitali trasformati e assemblati in forma di installazione interattiva a 360°. L’installazione, una volta online, ricomincia a dialogare con l’ecosistema che la circonda, continuando la sua trasformazione.
Great wave dirge, opera di Marc Tuters e Partha Das. Un dipinto in movimento di una singola scena dell’evento di acqua alta del 2019 mostra un turista che cammina verso l’Arsenale, mentre sullo sfondo, sul lato di un vaporetto rovesciato, vediamo una pubblicità per la Biennale. L’opera applica una varietà di tecniche di computer vision di intelligenza artificiale a filmati dell’acqua alta trovati online.
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Aquagranda, fare arte a partire dai dati
Aquagranda è a tutti gli effetti un progetto di citizen science, scienza partecipativa. Infatti, hanno contribuito alla raccolta del materiale cittadini, artigiani, commercianti, associazioni, enti culturali e di ricerca. Ma anche istituzioni che operano per la salvaguardia e la protezione della città e dei suoi abitanti. Quest’anno si sono aggiunti all’archivio contributi dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), della Rai, dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile e dell’ Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Da queste ultime abbiamo raccolto documenti operativi che risalgono ai giorni critici di quel novembre 2019 e al periodo immediatamente successivo.
Questa documentazione non viene normalmente condivisa, anche perché contiene informazioni sensibili, e non finisce sulle pagine dei giornali dove appaiono invece immagini emblematiche e catastrofiche. Eppure esiste tutto un mondo di dati, procedure, processi e azioni ben codificate che costituisce una parte fondamentale nella gestione delle emergenze e che è stata alla base di un lavoro di “artificazione” – avviato negli scorsi mesi e ancora in corso – di Armin Linke e Giulia Bruno. I due artisti italiani che vivono a Berlino, noti nel panorama internazionale, hanno già creato mostre a partire dalla rielaborazione artistica di documentazione di archivio di enti operativi.
Passato e presente dell’acqua alta
Completano la comunità di Aquagranda le narrazioni dei cittadini più giovani: circa 50 studenti di tre licei hanno intervistato i loro nonni e nonne che hanno vissuto l’eccezionale “acqua granda” del 1966, creando una serie di podcast. Altrettanti bambini delle scuole primarie hanno creato dei libricini illustrati con i ricordi e le paure ancora scolpite nella memoria, oggi esposti in mostra.
Sulle Acque. Foto di Erica Villa.
Sulle Acque. Foto di Erica Villa.
La stessa sede espositiva della mostra, la Chiesa delle Penitenti, è emblema di questa fragilità. Il contrasto tra i segni del tempo derivati dall’acqua alta e l’anima digitale dell’archivio e delle opere ben rappresentano un’epoca in cui la tecnologia regola la nostra vita in modo solo apparente. Sono gli equilibri naturali – che stiamo sempre più mettendo a rischio – a detenere il vero potere. La mostra invita quindi a riflettere su questi fenomeni in un’ottica ampia, ponendo domande su cosa significhi vivere in una città che, come Venezia, è una zona di confine ad alto rischio ambientale dovuto al cambiamento climatico e in che modo le tecnologie e i social media dialogano con questa realtà complessa e conflittuale.